Il colloquio del Papa in aereo: ampia sintesi

papa1Il Papa al rientro da Lesbo ha tenuto la consueta conferenza stampa con i giornalisti presenti sul volo. E’ stato un viaggio – ha esordito – “troppo forte, troppo forte”. Rispondendo alla prima domanda ha ribadito il carattere umanitario della visita: non c‘è da fare alcuna speculazione politica.

Saluto a Sanders, questione di educazione non di politica
Ha poi detto che questa mattina quando usciva da Santa Marta ha incontrato e salutato il senatore americano Sanders che era venuto al convegno in Vaticano sulla Centesimus annus ed era lì ad aspettarlo. E’ stato un semplice saluto – ha precisato – e niente di più: si chiama educazione, non mischiarsi nella politica. Se qualcuno pensa che dare un saluto sia immischiarsi in politica gli raccomando di trovare uno psichiatra (ride).

Non ho scelto tra cristiani e musulmani
Sui profughi accolti in Vaticano, perché siano stati privilegiati i musulmani – era la domanda – ha detto di non aver fatto una scelta tra cristiani e musulmani: questi avevano i documenti in regola e potevano essere accolti. C’erano due famiglie cristiane, ma non avevano le carte in regola. Non è un privilegio, tutti e 12 sono figli di Dio, l’unico è privilegio è dei figli di Dio. Sono accolti dal Vaticano e sarà il Vaticano, con la collaborazione della Comunità di Sant’Egidio, a cercare un posto di lavoro. Sono ospiti del Vaticano. Si aggiungono alle due famiglie siriane che sono già accolte nelle due parrocchie vaticane.

Integrare, non creare ghetti
Sull’integrazione, ha ricordato che è una parola che nella nostra cultura attuale sembra essere dimenticata. Oggi esistono i ghetti. Alcuni dei terroristi sono figli e nipoti di persone nate in Europa. Cosa è successo? Non c’è stata una politica di integrazione e questo è fondamentale. Oggi l’Europa deve riprendere questa capacità che ha sempre avuto di integrare. Abbiamo bisogno di un’educazione all’integrazione.

Costruire ponti, non muri
Un giornalista ha chiesto se il rafforzamento delle frontiere in Europa sia la fine del sogno europeo. Non lo so – ha risposto il Papa – ma io capisco i governi e anche i popoli che hanno una certa paura, dobbiamo avere una grande responsabilità nell’accoglienza e una delle cose su cui avere responsabilità è come integrare questa gente tra di noi. Ho sempre detto che costruire i muri non è una soluzione, dobbiamo fare ponti, ma i ponti si costruiscono con intelligenza, con il dialogo e l’integrazione. Capisco un certo timore, ma chiudere le frontiere non risolve niente, perché quella chiusura alla lunga fa male al proprio popolo. L’Europa deve urgentemente fare politiche di accoglienza, di integrazione, di lavoro, di crescita, di riforma dell’economia e tutte queste cose sono i ponti che ci porteranno a non fare muri. Ma dopo quello che abbiamo visto in quel campo di rifugiati, c’era da piangere. Il Papa mostra i disegni dei bambini profughi a Lesbo: i bambini vogliono la pace, perché soffrono. Mostra un disegno in cui un bimbo annega. I bambini hanno visto questo. Questo – ha detto – i bambini lo hanno nel cuore e ci vorrà tempo per elaborarlo. In un disegno c’è il sole che piange: anche il sole è capace di piangere… anche a noi una lacrima ci farà bene.

Aiutare i profughi della guerra e della fame
Ma l’Europa – chiede un giornalista – può accogliere tutta la miseria del mondo? E’ vero – ha risposto il Papa – che alcuni fuggono dalle guerre e altri fuggono dalla fame. Questo perché si sfrutta la terra e perché si vendono le armi. Bisogna aiutare sia quelli che fuggono dalle guerre che quelli che fuggono dalla fame. Io inviterei i trafficanti di armi a passare una giornata in quel campo e credo che per loro sarebbe salutare. In Siria, ad esempio chi dà le armi ai diversi gruppi?

Piccoli gesti, una goccia cambia il mare
Ad una domanda sul valore di questo viaggio ha risposto con una frase di Madre Teresa di Calcutta: tanto sforzo, tanto lavoro, solo per aiutare a morire la gente? E solo una goccia nel mare. Ma dopo questa goccia il mare non sarà lo stesso. Si tratta di un piccolo gesto, ma sono quei piccoli gesti che dobbiamo fare tutti per tendere la mano a quella gente.

Viviamo con più sobrietà
Sulla questione dell’austerità, ha fatto un paragone con lo spreco. Con un pasto di ognuno di noi si potrebbe eliminare la fame nel mondo. E noi a casa nostra quanti sprechi facciamo senza volerlo! E’ la cultura dello spreco. Viviamo un pò austeramente!

Migranti americani
Riguardo ai migranti latinoamericani, ha detto che è la stessa situazione: fuggono dalla fame. E’ un problema mondiale, ne ha parlato ai vescovi messicani, chiedendo di avere cura dei rifugiati.

Divorziati risposati e la crisi della famiglia
Le ultime domande sono state sull’Esortazione Amoris Laetitia. Se sia cambiato qualcosa sulla disciplina per i divorziati e risposati. Posso dire di sì – ha risposto – ma sarebbe una risposta troppo piccola, vi raccomando di leggere la presentazione che ha fatto il cardinale Schoenborn, che è un grande teologo, è in quella presentazione questa domanda avrà la risposta. Ma ha aggiunto anche che i media hanno dato troppa rilevanza alla questione della Comunione ai divorziati risposati. Questo gli ha dato un po’ di tristezza perché non ci si accorge che quello non è il problema importante, non ci si accorge che la famiglia in tutto il mondo è in crisi, che è la base della società, non ci si accorge che i giovani non vogliono sposarsi, non ci si accorge del calo di natalità in Europa che è da piangere, non ci si accorge della mancanza di lavoro, che obbliga i papà e le mamme a fare due lavori e i bambini crescono da soli e non imparano a crescere in dialogo con il papà e la mamma. Questi sono i grandi problemi.

(Da Radio Vaticana)

Appello del Papa per la pace in Ucraina e colletta per la popolazione

EPA1473560_LancioGrandeAl Regina Caeli, il Papa ha rivolto il suo pensiero “a tutte le popolazioni che più hanno sete di riconciliazione e di pace” e in particolare ha lanciato un appello di pace per l’Ucraina. Il servizio di Sergio Centofanti:

Papa Francesco pensa “al dramma di chi patisce le conseguenze della violenza in Ucraina: di quanti rimangono nelle terre sconvolte dalle ostilità che hanno causato già varie migliaia di morti, e di quanti – più di un milione – sono stati spinti a lasciarle dalla grave situazione che perdura”:

“Ad essere coinvolti sono soprattutto anziani e bambini. Oltre ad accompagnarli con il mio costante pensiero e con la mia preghiera, ho sentito di decidere di promuovere un sostegno umanitario in loro favore”.

A tale scopo, il Papa annuncia “una speciale colletta” in tutte le chiese cattoliche d’Europa domenica 24 aprile:

“Invito i fedeli ad unirsi a questa iniziativa con un generoso contributo. Questo gesto di carità, oltre ad alleviare le sofferenze materiali, vuole esprimere la vicinanza e la solidarietà mia personale e dell’intera Chiesa. Auspico vivamente che esso possa aiutare a promuovere senza ulteriori indugi la pace e il rispetto del diritto in quella terra tanto provata”.

Il Papa ha poi ricordato che domani ricorre la Giornata Mondiale contro le mine antiuomo:

“Troppe persone continuano ad essere uccise o mutilate da queste terribili armi e uomini e donne coraggiosi rischiano la vita per bonificare i terreni minati. Rinnoviamo, per favore, l’impegno per un mondo senza mine!”.

(Da Radio Vaticana)

Vaticano: nasce ufficio per utilizzare il dominio “.catholic”

2016-04-04 Radio Vaticana

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Su impulso della Segreteria di Stato, la Segreteria per la Comunicazione ha costituito un Ufficio denominato “DotCatholic” allo scopo di utilizzare un dominio Internet generico di primo livello (.catholic) per condividere gli insegnamenti, il messaggio ed i valori della Chiesa Cattolica con la più vasta comunità globale del Cyberspazio. A capo del nuovo gruppo di lavoro, che conta 7 tecnici informatici, è l’ingegner Mauro Milita, già responsabile del settore informatico della Radio Vaticana.

(Da Radio Vaticana)

In una produzione Sky e Ctv- Le basiliche romane in 3d

2016-04-04 L’Osservatore Romano

Non una, ma più primizie: un tour cinematografico con punti di vista inediti e riprese mai realizzate prima. Dopo il successo di Musei Vaticani 3d e di Firenze e gli Uffizi 3d arriva nella sale in prima mondiale in Italia, dall’11 al 13 aprile, San Pietro e le Basiliche Papa di Roma 3d, la nuova produzione cinematografica firmata Sky 3d e Centro televisivo vaticano (Ctv), e distribuita da Nexo Digital, con l’obiettivo di riscoprire, in occasione del giubileo della misericordia, i grandi tesori d’arte della città eterna. Il film — che farà poi il giro del mondo in oltre cinquanta Paesi — è stato riconosciuto come di interesse culturale dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Cinema. Tra i fiori all’occhiello della pellicola, che dura novanta minuti, la Pietà di Michelangelo, la cupola di san Pietro e le basiliche riprese eccezionalmente a porte chiuse.

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A condurre lo spettatore attraverso un suggestivo itinerario che in perfetta sintesi coniuga arte e cultura sono Antonio Paolucci, direttore dei musei vaticani, (per la basilica di san Pietro); l’architetto Paolo Portoghesi (per san Giovanni in Laterano); lo storico d’arte Claudio Strinati (per santa Maria Maggiore) e Micol Forti, direttore della collezione d’arte contemporanea dei musei vaticani (per san Paolo Fuori le Mura).
Gli esperti, ciascuno secondo il proprio punto di vista, descrive le basiliche in maniera originale e coinvolgente, spiegando la loro evoluzione nei secoli, illustrando le opere d’arte in esse custodite e tratteggiando le caratteristiche salienti degli artisti che vi hanno lavorato: da Giotto a Bramante, da Michelangelo a Francesco Borromini, da Gian Lorenzo Bernini a Domenico Fontana, da Arnolfo di Cambio a Jacopo Torriti.La guida alle quattro basiliche è introdotta da alcuni brani di Passeggiate romane di Stendhal letti da Adriano Giannini: lo scrittore francese, che tanto viaggiò nel corso della sua vita, aveva infine eletto l’Italia sua meta privilegiata. E nel primo Ottocento aveva visitato, rimanendone incantato, le quattro basiliche romane durante il tradizionale grand tour. E significativamente annotava: «Nulla al mondo può essere paragonato all’interno di San Pietro». Stendhal fu anche testimone del grave incendio che nel 1823 distrusse gran parte di san Paolo Fuori le Mura.
Tra i Paesi che proietteranno il film figurano Messico, Cile, Perù, Colombia, Canada, Regno Unito, Irlanda, Spagna, Olanda, Russia, Hong Kong. Grazie a mezzi tecnici poderosi, in uso nelle più avanzate produzioni cinematografiche, sono state realizzate immagini sorprendenti: si è ricorso anche all’utilizzo di elicotteri e di bracci meccanici. E a completare questo straordinario impianto visivo vi è la potenza del 3d, capace di porre lo spettatore al centro della scena e a contatto diretto con le opere d’arte. Il film è quindi arricchito dalle modellazioni tridimensionali delle ricostruzione grafiche realizzate sui progetti originali, di cui alcuni custoditi all’interno della Biblioteca apostolica vaticana, come il disegno dell’Abbraccio di Piazza San Pietro di Bernini e i progetti con disegni originali di Borromini delle navate di San Giovanni in Laterano. Insomma il vasto arsenale tecnologico impiegato permette di scorgere e apprezzare anche i dettagli più nascosti dei diversi tesori d’arte visitati: per esempio, è possibile leggere, contemplando la Pietà, la firma di Michelangelo. Anche la musica riveste un ruolo importante nella struttura della narrazione: vengono alternati brani originali composti sulle immagini e l’organo di Luca Biagi, in San Giovanni in Laterano, suonato in esclusiva per il film per accompagnare le citazioni di Stendhal, conferendo loro un afflato ancor più seducente.

Colloquio in Vaticano tra il Papa e mons. Fellay

EPA943029_LancioGrandeLa Sala Stampa della Santa Sede conferma che sabato 2 aprile ha avuto luogo in Vaticano un incontro tra Papa Francesco e mons. Bernard Fellay,  superiore generale della Fraternità San Pio X.

Oggi il Papa ha ricevuto, in successive udienze, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale José Luis Lacunza Maestrojuan, vescovo di David (Panama), con mons. José Domingo Ulloa Mendieta, arcivescovo di Panama. Quindi, ha ricevuto l’arcivescovo Luis Mariano Montemayor, nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo, e l’arcivescovo Santo Gangemi, nunzio apostolico in Guinea e in Mali.

(Da Radio Vaticana)

“Urbi et Orbi” – Pasqua 2016

Loggia centrale della Basilica Vaticana , Domenica, 27 marzo 2016

«Lodate il Signore perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia» (Sal 135,1).

Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!

Gesù Cristo, incarnazione della misericordia di Dio, per amore è morto sulla croce e per amore è risorto. Per questo oggi proclamiamo: Gesù è il Signore!

La sua Risurrezione realizza pienamente la profezia del Salmo: la misericordia di Dio è eterna, il suo amore è per sempre, non muore mai. Possiamo confidare totalmente in Lui, e gli rendiamo grazie perché per noi è disceso fino in fondo all’abisso.

Di fronte alle voragini spirituali e morali dell’umanità, di fronte ai vuoti che si aprono nei cuori e che provocano odio e morte, solo un’infinita misericordia può darci salvezza. Solo Dio può riempire col suo amore questi vuoti, questi abissi, e permetterci di non sprofondare ma di continuare a camminare insieme verso la Terra della libertà e della vita.

L’annuncio gioioso della Pasqua: Gesù, il crocifisso, non è qui, è risorto (cfr Mt 28,5-6) ci offre la consolante certezza che l’abisso della morte è stato varcato e, con esso, sono stati sconfitti il lutto, il lamento e l’affanno (cfr Ap 21,4). Il Signore, che ha patito l’abbandono dei suoi discepoli, il peso di una ingiusta condanna e la vergogna di una morte infame, ci rende ora partecipi della sua vita immortale e ci dona il suo sguardo di tenerezza e di compassione verso gli affamati  e gli assetati, i forestieri e i carcerati, gli emarginati e gli scartati, le  vittime del sopruso e della violenza.  Il mondo è pieno di persone che soffrono nel corpo e nello spirito, mentre le cronache  giornaliere si riempiono di notizie di efferati delitti, che non di rado si consumano tra le mura domestiche, e di conflitti armati su larga scala che sottomettono intere popolazioni a indicibili prove.

Cristo risorto indica sentieri di speranza alla cara Siria, Paese dilaniato da un lungo conflitto, con il suo triste corteo di distruzione, morte, disprezzo del diritto umanitario e disfacimento della convivenza civile. Alla potenza del Signore risorto  affidiamo i colloqui in corso, affinché con la buona volontà e la collaborazione di tutti si possano raccogliere frutti di pace e avviare la costruzione di una società fraterna, rispettosa della dignità e dei diritti di ogni cittadino. Il messaggio di vita, risuonato per bocca dell’Angelo presso la pietra ribaltata nel sepolcro, sconfigga la durezza dei cuori e promuova  un incontro fecondo di popoli e di culture nelle altre zone del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, in particolare  in Iraq, nello Yemen e in Libia.

L’immagine dell’uomo nuovo, che splende sul volto di Cristo, favorisca in Terrasanta la convivenza fra Israeliani e Palestinesi, come anche la paziente disponibilità e il quotidiano impegno ad adoperarsi per edificare le basi di una pace giusta e duratura tramite un negoziato diretto e sincero. Il Signore della vita accompagni pure gli sforzi intesi a raggiungere una soluzione definitiva alla guerra in Ucraina, ispirando e sostenendo anche le iniziative di aiuto umanitario, tra cui la liberazione di persone detenute.

Il Signore Gesù, nostra Pace (Ef 2,14), che risorgendo ha vinto il male e il peccato, stimoli in questa festa di Pasqua la nostra vicinanza alle vittime del terrorismo, forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo, come è avvenuto nei recenti attentati in Belgio, Turchia, Nigeria, Ciad, Camerun, Costa d’Avorio e Iraq; volga a buon esito i fermenti di speranza e le prospettive di pace dell’Africa; penso in particolare al Burundi, al Mozambico, alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan, segnati da tensioni politiche e sociali.

Con le armi dell’amore, Dio ha sconfitto l’egoismo e la morte; il suo Figlio Gesù è la porta della misericordia spalancata per tutti. Il suo messaggio pasquale si proietti sempre più sul popolo venezuelano nelle difficili condizioni in cui si trova a vivere e su quanti hanno in mano i destini del Paese, affinché si possa lavorare in vista del bene comune, cercando spazi di dialogo e collaborazione con tutti.  Ovunque ci si adoperi per favorire la cultura dell’incontro, la giustizia e il rispetto reciproco, che soli possono garantire il benessere spirituale e materiale dei cittadini.

Il Cristo risorto, annuncio di vita per l’intera umanità, si riverbera nei secoli e ci invita a non dimenticare gli uomini e le donne in cammino alla ricerca di un futuro migliore, schiera sempre più numerosa di migranti e di rifugiati –  tra cui molti bambini –  in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e dall’ingiustizia sociale. Questi nostri fratelli e sorelle, sulla loro strada incontrano troppo spesso la morte o comunque il rifiuto di chi potrebbe offrire loro accoglienza e aiuto. L’appuntamento del prossimo Vertice Umanitario Mondiale non tralasci di mettere al centro la persona umana con la sua dignità e di elaborare politiche capaci di assistere e proteggere le vittime di conflitti e di altre emergenze, soprattutto i più vulnerabili e quanti sono perseguitati per motivi etnici e religiosi.

In questo giorno glorioso, “gioisca la terra inondata da così grande splendore” (cfr Preconio pasquale), eppure tanto maltrattata e vilipesa da uno sfruttamento avido di guadagno, che altera gli equilibri della natura.  Penso specialmente a quelle aree colpite dagli effetti dei cambiamenti climatici, che non di rado provocano siccità o violente inondazioni, con conseguenti crisi alimentari in diverse parti del pianeta.

Con i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati per la fede e per la loro fedeltà al nome di Cristo e dinanzi al male che sembra avere la meglio nella vita di tante persone, riascoltiamo la consolante parola del Signore: “Non abbiate paura! Io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33).  Oggi è il giorno fulgido di questa vittoria, perché Cristo ha calpestato la morte e con la sua risurrezione ha fatto risplendere la vita e l’immortalità (cfr 2Tim 1,10). “Egli ci ha fatto passare dalla schiavitù alla libertà, dalla tristezza alla gioia, dal lutto alla festa, dalle tenebre alla luce, dalla schiavitù alla redenzione. Perciò diciamo davanti a Lui: Alleluja!” (Melitone di Sardi, Omelia Pasquale).

A quanti nelle nostre società hanno perso ogni speranza e gusto di vivere, agli anziani sopraffatti che nella solitudine sentono venire meno le forze, ai giovani a cui sembra mancare il futuro, a tutti rivolgo ancora una volta le parole del Risorto: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose … A colui che ha sete darò gratuitamente acqua dalla fonte della vita” (Ap 21,5-6). Questo rassicurante messaggio di Gesù, aiuti ciascuno di noi a ripartire con più coraggio e speranza per costruire strade di riconciliazione con Dio e con i fratelli. Ne abbiamo tanto bisogno!

Papa su strage Lahore: crimine vile e insensato. Appello a garantire minoranze

2016-03-28 Radio Vaticana

La Pasqua nel Pakistan “insanguinata da un esecrabile attentato, che ha fatto strage di tante persone innocenti”. La voce del Papa al Regina Caeli, nel Lunedì dell’Angelo, si è levata per esprimere la sua condanna e vicinanza a tutte le vittime, per la maggior parte “donne e bambini” della minoranza cristiana, raccolte ieri “in un parco pubblico per trascorrere nella gioia la festività pasquale”. Ascoltiamo le parole accorate di Francesco nel servizio di Roberta Gisotti:

“Desidero manifestare la mia vicinanza a quanti sono stati colpiti da questo crimine vile e insensato, e invito a pregare il Signore per le numerose vittime e per i loro cari”.

Quindi l’appello del Papa “alle Autorità civili e a tutte le componenti sociali” del Pakistan “perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza e serenità alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili”.

“Ripeto ancora una volta che la violenza e l’odio omicida conducono solamente al dolore e alla distruzione; il rispetto e la fraternità sono l’unica via per giungere alla pace”.

Poi la preghiera:

“La Pasqua del Signore susciti in noi, in modo ancora più forte, la preghiera a Dio affinché si fermino le mani dei violenti, che seminano terrore e morte, e nel mondo possano regnare l’amore, la giustizia e la riconciliazione.Preghiamo tutti per i morti di questo attentato, per i familiari, per le minoranze cristiane e etniche di quella Nazione”

Prima del Regina Caeli, Francesco nel Lunedi dell’Angelo ha invitato a meditare “con stupore e riconoscenza il grande mistero della risurrezione del Signore”:

“Se Cristo è risuscitato, possiamo guardare con occhi e cuore nuovi ad ogni evento della nostra vita, anche a quelli più negativi. I momenti di buio, di fallimento e di peccato possono trasformarsi e annunciare un cammino nuovo”.

Se ci affidiamo a Cristo, “la sua grazia ci salva!”.

“Quando abbiamo toccato il fondo della nostra miseria e della nostra debolezza, Cristo risorto ci dà la forza di rialzarci”.

Quindi l’invocazione a Maria, che è “stata in piedi accanto alla croce”:

“Non si è piegata di fronte al dolore, ma la sua fede l’ha resa forte”.

“Nel suo cuore straziato di madre è sempre rimasta accesa la fiamma della speranza”.

“Chiediamo a Lei che aiuti anche noi ad accogliere in pienezza l’annuncio pasquale della risurrezione, per incarnarlo nella concretezza della nostra vita quotidiana”.

Infine, a tutti i fedeli raccolti in piazza San Pietro un invito speciale a leggere ogni giorno un brano evangelico sulla Risurrezione:

“Cinque minuti, non di più, si può leggere un brano del Vangelo. Ricordatevi di questo!”.

(Da Radio Vaticana)

Il Papa al Colosseo: la Croce dice che nulla può sconfiggere l’amore di Dio

2016-03-25 Radio Vaticana

Una lunga preghiera che invita a guardare la Croce di Cristo come “patibolo della persecuzione” e al tempo stesso come vessillo di vittoria: è quella pronunciata da Papa Francesco ieri sera al termine della Via Crucis al Colosseo. Dopo la lettura delle meditazioni scritte dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve – il cardinale Gualtiero Bassetti – il Pontefice si è soffermato sulle atrocità che dilaniano il mondo, sull’immoralità e sull’egoismo degli uomini, ma ha anche evidenziato il volto buono della stessa umanità. Nell’anfiteatro Flavio hanno portato la croce, tra gli altri, famiglie di diverse nazionalità e frati della Terra Santa. Il servizio di Tiziana Campisi:

Sono una preghiera alla Croce di Cristo le parole di Papa Francesco, una sequenza di invocazioni nelle quali il Pontefice ha condensato il male e il bene di cui è artefice l’uomo di oggi. “Simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, icona del sacrificio supremo per amore e dell’egoismo estremo per stoltezza”: questo è anzitutto il legno in cui Gesù è stato inchiodato, ha detto il Papa, che così ha proseguito:

“O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco … O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei dottori della lettera e non dello spirito, della morte e non della vita, che invece di insegnare la misericordia e la vita, minacciano la punizione e la morte e condannano il giusto … O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata”.

E Croce, ha aggiunto il Pontefice, sono anche i fondamentalismi e il terrorismo di seguaci di religioni “che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze”, la compravendita di armi che alimenta le guerre, il latrocinio e la corruzione. Il Papa ha identificato nella Croce di Cristo chi distrugge la “casa comune”, la solitudine degli anziani abbandonati, il disagio dei disabili scartati dalla società. Poi i segni dell’amore senza fine:

“O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei volti delle suore e dei consacrati – i buoni samaritani – che abbandonano tutto per bendare, nel silenzio evangelico, le ferite delle povertà e dell’ingiustizia … O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale”.

E’ la via della Risurrezione; quella delle “persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità”, dei “volontari che soccorrono generosamente i bisognosi”.

Nella notte in cui rivive in 14 stazioni la Passione di Cristo, è la prima meditazione a spiegare che “la giustizia di Gesù … passa attraverso lo scandalo della croce” e che l’amore misericordioso di Dio supera ogni logica umana:

(Orazio Coclite) “Gesù … prende su di sé il male del mondo e non risponde al male con il male. E questo gli uomini non lo capiscono. Non capiscono che da una sconfitta dell’uomo può derivare la giustizia di Dio”.

E allora la sofferenza di Cristo è quella di uomini, donne e bambini che hanno patito strazi e supplizi e in ogni caduta sotto il peso della croce con Lui ci sono gli “ebrei morti nei campi di sterminio”, i “cristiani uccisi in odio alla fede”, le “vittime delle persecuzioni”, i minori schiavizzati. Ma c’è anche chi non ha un lavoro, giovani precari che hanno perso la speranza per il futuro o chi è a terra per un matrimonio fallito o un dramma familiare.

(Simona De Santis) XII stazione Gesù muore in Croce

(Francesca Fialdini) “Il grido di Gesù è il grido di ogni crocifisso della storia, dell’abbandonato e dell’umiliato, del martire e del profeta, di chi è calunniato e ingiustamente condannato, di chi è in esilio o in carcere. È il grido della disperazione umana che sfocia, però, nella vittoria della fede che trasforma la morte nella vita eterna”.

La Croce mostra “Dio che ama fino alla fine”, per questo c’è da invocarla, perché ci insegni, ha concluso Papa Francesco, che “l’alba del sole è più forte dell’oscurità della notte” e che “l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota”. Perché “nulla può sconfiggere”, “oscurare o indebolire” l’amore di Dio.

(Da Radio Vaticana)

Card. Parolin consecrates new Cathedral of Bulgarian Catholic Exarchate of Sofia

2016-03-21 Vatican Radio

(Vatican Radio)  Cardinal Pietro Parolin, the Vatican Secretary of State, on Sunday celebrated Mass to consecrate the ‘Dormition of the Mother of God’ Cathedral of the Bulgarian Catholic Apostolic Exarchate of Sofia.

Cardinal Parolin is on an official state visit to the Republic of Bulgaria, and his trip also included a three-day stopover in Macedonia.

At the conclusion of the Mass, Cardinal Parolin exhorted the Bulgarian Church to awareness of the universality of the Church. “We find ourselves in a church, intended as a structure in which the faithful gather together to pray and celebrate the liturgy. The community gathered here is not isolated but connected to all the other Christian communities in the world. We are therefore called to turn our eyes to the Church in its catholicity, that is, in its universality. When we are united in church, dear brothers and sisters, we can sense our belonging to this great Christian family which lives, works, and prays in the entire world.”

Later, after a lunch at the Apostolic Nunciature, the Secretary of State visited the Monastery of the Eucharistine Sisters dedicated to Pope St. John XXIII, also speaking to the Catholic clergy of the Bulgarian Catholic Church gathered in St. Joseph’s Cathedral.

(from Vatican Radio)

“Caro papa Francesco, il cancro mi ha guarito nell’anima”

Era la Domenica delle Palme del 2013. Papa Francesco parlava ai giovani riuniti in piazza S. Pietro per la Giornata mondiale della Gioventù: “Voi non avete vergogna della Croce, anzi l’abbracciateperché avete capito che è nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si hala vera gioia e che con l’amore di Dio, Lui ha vinto il male”. Carlotta seguiva la celebrazione dalla tv, nella sua casa di Benevento. Sentì le parole di papa Francesco e in quel momento tutto acquistò un senso: la malattia, il dolore, la vita che a 22 anni già segnava la parola “fine”. Violinistaprecoce dal grande talento, concertista di fama nonostante la giovane età, studi storico artistici a La Sapienza e alla Luiss di Roma, corsi di storia dell’arte contemporanea all’Università di Cambridge e al Sotheby’s Institute di New York, autrice di due libri, Carlotta Nobile fino a quel momento aveva attraversato la vita di corsa, quasi con il vento nei lunghi capelli biondi che le donavano un aspetto scandinavo. “Sono come un fiume – scriveva nel 2007 – che per immettersi nel mare sceglie sempre la strada più tortuosa, la più lunga. La più difficile. Forse perché in fondo credo che vincere con facilità sia come perdere. E che perdere dinanzi all’impossibile sia come aver vinto. Per il solo fatto di averci provato. La mia vita è stata tutta così. Una sfida. Challenge. E penso che sarà sempre così”.

Infatti quando si presenta il cancro Carlotta affronta anche la malattia come una sfida da vincere. Nell’aprile del 2012 apre una pagina Facebook, intitolata “il Cancro e poi” in cui posta pensieri e riflessioni che l’attraversano, condividendole con tante persone che vivono la sua stessa lotta e a cui offre sostegno e aiuto morale. E alla sua “seconda famiglia” social comunica la “cosa straordinaria” che le è accaduta dopo un ricovero a Milano “e dopo la notizia delle nuove metastasi cerebrali oltre a quelle a polmoni e fegato”: “Ho trovato la fede e l’abbandono che questa croce di questo brutto cancro sia per me un’incredibile OPPORTUNITA’ DI CRESCITA, anche se a volte tutti noi ‘cancerosi’ sappiamo quanto sia difficile conviverci. (…) Il mio modo di vivere questo cancro (proprio ora, nel momento in cui si mostra più aggressivo con me!!!) è diventato di una serenità e di una fiducia uniche…E tutto questo grazie alla FEDE e a questo straordinario nostro Papa Francesco (…) che dice che i giovani devono portare la croce con gioia”.

Tutti quelli che stanno intorno a Carlotta – i genitori, l’amatissimo fratello Matteo, il fidanzato Alessandro, gli amici – diventano testimoni dellostraordinario affidamento, dell’abbandono consapevole e senza condizioni a Dio che si esprime nella preghiera del Padre Nostrocontinuamente recitata.